Salutiamo il 2020: adesso è il momento di proiettarci nel 2021, per iniziarlo al meglio.
Quali sono i vostri buoni propositi per l’anno che viene? Quali i desideri? Noi abbiamo raccolto qualche idea per questo Capodanno e scoperto tradizioni dal mondo a cui ispirarci.
Tradizioni di Capodanno dal mondo: l’uva de la suerte
Ogni Paese ha i propri riti apotropaici, gesti di buon auspicio che allontano la sfortuna, e il Capodanno è uno di quei momenti in cui tutti aspiriamo al meglio, affidandoci a riti che aiutino l’anno nuovo ad essere felice e prospero.
Le tradizioni sono tante e a volte strambe: in Italia mangiamo lenticchia e zampone (una cosina leggera ovviamente); in Danimarca rompono una stoviglia davanti alla porta del proprio vicino di casa (un po’ violento, non vi pare?); in Russia scrivono un desiderio su un pezzo di carta, lo bruciano e mettono la cenere in un bicchiere colmo di Champagne (sacrilego, ma poetico); in Svizzera gettano il gelato a terra (sacrilego e per nulla poetico); in Brasile offrono fiori all’oceano per ringraziare il dio del mare (sempre romantici i brasiliani); in Grecia la prima persona che entra in casa deve aprire una melagrana e spargere i chicchi per terra (attenzione che la melagrana macchia).
Tra le tradizioni di Capodanno scoperte nella nostra ricerca, di una ci siamo innamorati: quella spagnola dell’uva de la suerte.
In Spagna, infatti, l’usanza prevede che allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre tutti mangino dodici chicchi d’uva, seguendo il ritmo dei dodici rintocchi dell’orologio che si trova in cima alla “Puerta del Sol”, a Madrid. Si dice che chi riesce a mangiare tutti e 12 gli acini prima del termine dei 12 rintocchi avrà un anno felice e sereno
Sapete perché proprio l’uva è il portafortuna spagnolo per il nuovo anno? Perché l’uva è simbolo di abbondanza, prosperità e unione. Niente di più vero: è proprio intorno all’uva che si è costruita la nostra famiglia ed è tra i filari che noi siamo cresciuti.
Pare che l’origine di questa tradizione non sia religiosa né culturale, ma economica. Si dice, infatti, che nel 1909 ci fu in Spagna una vendemmia particolarmente fruttuosa e che i viticoltori di Alicante inventarono il rito dei dodici acini per distribuire l’uva prodotta in eccesso.
Anche in Italia è diffusa l’usanza di mettere al centro della tavola l’uva, soprattutto qui al Sud, perché, come dice il proverbio, “Chi mangia l’uva per Capodanno conta i quattrini tutto l’anno”.