Non c’è vino senza sostenibilità

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La storia della nostra famiglia è indissolubilmente legata alla Targia, questo scorcio siracusano racchiuso tra Siracusa ed il mare ed isolato da un profondo Vallone che in alcuni punti sprofonda per decine di metri.

Qui, tra gli agrumi e le viti, ci impegniamo quotidianamente per mantenerne inalterata la bellezza; lo facciamo razionalizzando le risorse, accompagnando i nostri ospiti alla scoperta di un paesaggio rurale che esprime se stesso, oggi come cinquant’anni fa. Lo facciamo attraverso un’agricoltura fondata su una “cultura del territorio” fatta di sostenibilità, rispetto e valorizzazione.

Abbiamo abolito l’uso di prodotti chimici nei nostri terreni: le viti, gli agrumi, le olive e tutte le altre colture della tenuta, ricevono solo quelle cure che sono previste anche dal regime biologico.

Prestiamo da sempre cura alla gestione dell’acqua: raccogliamo quella proveniente dall’acquedotto Galermi facendo attenzione a non sprecarla. Come? con un antichissimo sistema frutto della saggezza dei contadini: le gebbie. Quelle grandi vasche ricavate nel terreno ed utilizzate da secoli per conservare questo bene così prezioso nei mesi in cui abbonda, per poi utilizzarlo nei periodi di siccità. Nelle nostre campagne ne sono presenti diverse, che manteniamo operative con manutenzioni periodiche, conservando la memoria agricola che attraverso esse è giunta sino a noi.

Le gebbie sono una parte integrante del paesaggio siciliano più vero, fatto di strade sterrate costeggiate da grandi fichi d’india e quercie, fiori di campo e muretti a secco: un gioco di equilibri fatto di candide pietre che, senza l’utilizzo di calce o cemento, cinge campi e vigneti. Un’arte, inserita tra i patrimoni immateriali dell’Unesco, fatta di manualità istintiva e che rischia di sparire definitivamente mancando le maestranze che la tramandano da generazioni.

Produciamo vino e coltiviamo i nostri vigneti da generazioni nel segno della sostenibilità difendendo questo prezioso patrimonio di tradizioni e biodiversità. Già nostro padre aveva fortemente voluto il recupero del Moscato Bianco di Siracusa e noi continuiamo sulla strada segnata, coltivando quei vitigni autoctoni che esprimono al massimo il territorio attraverso un sorso intenso e riconoscibile.

Per questo abbiamo scelto anche il Nero D’Avola ed il Catarratto Lucido e continuiamo a progettare il recupero di altri vitigni dimenticati che sono lo spirito di questo scorcio Siracusano racchiuso tra Siracusa ed il mare.