La nostra Azienda sorge in un’oasi verde a pochi chilometri da Siracusa, vicino Megara Hyblaea, una delle prime colonie greche in Sicilia. Qui, all’ombra della Balza delle Mura Dionigiane ed accarezzati dalla brezza salmastra del Mar Ionio, custodiamo da generazioni circa 200 ettari, molti dei quali popolati da vigneti ed agrumeti, a testimonianza dell’innata vocazione agricola della contrada Targia.
In questo paesaggio agreste, tra i più panoramici del Golfo di Augusta, crescono rigogliosi i nostri vigneti a spalliera, suddivisi in sei appezzamenti: Senie, Mulino, Podere 27, Tre Ettari, Favaraggio e Vignazza delle Monache.
Tra i momenti che più amiamo ci sono le passeggiate in cui conduciamo il visitatore tra antichi vigneti ed alberi secolari, alla scoperta degli angoli nascosti più affascinanti del nostro Solacium.
Il perimetro della nostra Azienda è fatto di natura, storia e bellezza.
Le Mura Dionigiane che costeggiano i nostri vigneti, cingendoli per lunga parte, fanno parte di un’imponente struttura eretta dal tiranno Dioniso sul finire del IV secolo a.C. per fortificare il pianoro dell’Epipoli di Siracusa, arrivando sino ad Ortigia, dove svetta il Castello Maniace. Le Mura risalgono, poi, fino a ricongiungersi al Castello Eurialo, la struttura fortificata che vigilava sulla Città osservandola dall’alto.
Proprio in Ortigia, nel Viale XX Settembre, è possibile vedere i resti di una delle porte di accesso alla città, scavata proprio all’interno della pietra calcarea delle Mura Dionigiane.
Distante poco più di 4km dalla nostra azienda e a circa 7km dalla città, si trovano i resti del Castello Eurialo, uno dei punti archeologici più rilevanti della frazione di Belvedere, la più alta e proprio per questo, scelta come sito per l’erezione del complesso fortificato.
Sopravvissuto a funesti attacchi militari e alle insidie del tempo, il Castello Eurialo fu modificato fino all’età bizantina a causa della minaccia araba.
I suoi tunnel, protetti da tre diversi fossati, hanno custodito in epoca più moderna, i reperti del museo archeologico, qui nascosti durante la Seconda guerra mondiale.
Avvicinandoci verso la Città di Siracusa, si incontra il Parco Archeologico Neapolis, dove si resta affascinati dalla storia millenaria che, silenziosa, parla ai visitatori. Un salto indietro nel tempo che riporta, in una frazione di secondo, sino all’epoca degli Antichi Greci, tra Naumachie e antiche devozioni.
L’imponente Teatro Greco, dove Eschilo presentò per la prima volta I Persiani e le Etnee, aveva un diametro di 138,60m, uno dei più grandi del mondo greco; aveva 67 ordini di gradini, divisi in 9 settori dalle scalinate.
Purtroppo, sotto la dominazione spagnola nel ‘500 venne depredato e molte delle parti architettoniche furono distrutte e portate via.
Tuttavia, ogni estate, alla luce dorata del tramonto, il Teatro ritorna al suo antico splendore e rivive nelle parole e nelle gesta narrate delle tragedie greche in un palcoscenico naturale in cui il tempo si è fermato.
All’interno del Parco Archeologico è possibile visitare le latomie siracusane
Queste profonde incisioni nella pelle della terra sono un altro dei simboli della Città di Siracusa. Risultanti dagli scavi da cui i Siracusani hanno attinto per secoli materiale da costruzione, costituiscono adesso, un percorso in cui sopra e sotto si mescolano, dentro e fuori comunicano creando microclimi e micro-ecosistemi, irripetibili solo un metro più su.
La Latomia del Paradiso è la più grande e famosa della Neapolis, in alcuni tratti raggiunge 45 metri di profondità. Al suo interno si aprono alcune delle Cavità simbolo di queste strutture naturali: l’Orecchio di Dionisio (così battezzata da Caravaggio, una volta appresa la leggenda secondo cui il Tiranno spiasse i propri prigionieri, qui rinchiusi), la Grotta dei Cordari e la Grotta del Salnitro.
Basta percorrere ancora qualche chilometro per immergersi in uno dei mari più belli della costa, quello dell’Area Marina Protetta Plemmirio.
Oltre 14 km di costa lungo la parte orientale della Penisola della Maddalena, e circa 2.500 ettari di mare protetto dove vivono molte specie tra cui delfini, squali e capodogli e ricci.
Crocevia per molte popolazioni Cartaginesi, Romani e Greci, sui suoi fondali sono tantissimi i reperti storici cartaginesi, Romani e Greci. Ci sono persino i resti di un bombardiere inglese abbattuto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un percorso affascinante tra mare e terra che, tra presente e passato, ci ricorda quanto sia importante imparare da chi ci ha preceduto e preservare quanto di bello abbiamo ereditato, per chi verrà.
Questo è quello che facciamo noi, qui nel cuore del Feudo della Targia che custodiamo dal 1908, quando Antonino Pupillo, giovane avvocato e sindaco di Ferla, si innamorò di questi luoghi e vi si legò per sempre, scegliendoli come dimora.